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Europa e Turchia

Per un’Unione del Medioriente di Khaled Diab, The Guardian

Japan

Coincidenze. Eventi diversi con fattori comuni. Susseguenti in pochi giorni. Mesi. Anni.

La passione di mia sorella per la musica punk e per i manga (cose “normali” per una 13enne) mi ha portato a conoscenza di Nana, cartone giapponese, più propriamente un anime, che parla di due amiche ventenni nella Tokyo del 2000 e di due gruppi musicali rivali. Tante storie di tanti personaggi, tutti belli e tutti nevrotici, con mille problemi alle spalle ma ancor più di fronte. Giovani d’oggi insomma, musica e sentimenti a palla.

Devo ammettere che lo sto guardando, e mi piace, poi è bello condividere qualcosa con la propria sorellina, ancor di più adesso che sta diventando grande. Mi rispecchio abbastanza in certe situazioni del racconto, in fondo l’età è quella, anche se il tutto è filtrato dall’occhio femminile. D’altronde, non credo in una marcata differenza di genere, che certo esiste ma non incide quanto ci vogliono far credere, secondo me.

Sta di fatto che il disagio è universale. Ed è presente ad ogni età, ma è tipico del passaggio all’età adulta. Oggigiorno questo momento di transito è sempre più lungo e più evanescente, c’è ma non si vede, permane anche oltre i 30 anni e per qualcuno non passa mai. Il precariato, acuito dalla crisi economica, quasi un licenziato, ne è concausa, peggiora la situazione già di per sè critica del dover crescere e crearsi.

L’Italia e il Giappone sono simili in alcune cose. Primo, l’anzianità della popolazione, le più alte del già vecchio Occidente. Secondo, una classe politica inefficace, figlia di un’influenza americana lunga 50 anni, nata in seguito a una dittatura fascista, proprio come noi. Terzo, i giovani in crisi. Le grandi somiglianze finiscono qui. La superiorità economica giapponese, soprattutto tecnologica, era indiscussa… fino a qualche tempo fa. In ogni caso, resta tra le prime 5 potenze economiche. La cultura tradizionale è diversissima dalla nostra, come leggevo sul Manifesto tempi addietro, non c’è il cattolicesimo, tanto per dirne una, l’etica è ben diversa. La società è chiusa dal resto del mondo, nonostante l’ingerenza USA di vecchia data, ma aperta all’innovazione, tecnologicamente futuribile.

I giovani vivono la teenage wasteland come loro concerne, altalenando tra gioia e tristezza, armonia e scempio, brillantezza e fugacità. Cercano un senso, spesso una guida. Da un punto di vista non possono contare che su loro stessi, singolarmente o i più fortunati in coppia, ma d’altra parte non possono fare a meno degli altri, famiglia, amici, la società nel suo insieme. Attenzione ai falsi però, amici e miti e valori. Mi viene in mente Dio è morto del mito (vero) Guccini, canzone sempre attuale, profetica.

Per concludere, arriviamo all’ultimo numero di Internazionale (n. 785), penultima coincidenza nipponica. Si parla dei giovani al tempo della crisi, appunto, e dell’ultima mania del Giappone, non un manga, non un videogame, nè una moda, ma un LIBRO. Perdipiù vecchio di 80 anni: Kanikosen, ovvero I pescatori di granchi, storia dei lavoratori di un peschereccio che si uniscono per combattere per i loro diritti. Novella socialista, caso editoriale del 2008, simbolo di una presa di coscienza?  Sta di fatto che sono molto aumentati gli iscritti al Partito comunista giapponese (10.000 in più), soprattutto tra i giovani dai 20 ai 30 anni, proprio mentre la borsa è ai minimi degli ultimi 25 anni.

Chiudo con una allegra: il brillante ultimo post di Claudio Rossi Marcelli nel blog di Internazionale, qui di seguito il link

http://www.internazionale.it/interblog/index.php?itemid=2764

Da non perdere.